Leggere i segni è fare diagnosi. Le koi non possono parlarci, ma possono comunicarci il proprio stato di salute attraverso comportamenti o segni. diagnosi diagnosi diagnosi
E’ importante per noi comprendere bene i segni che comunicano uno stato di benessere, per capire quando i comportamenti deviano dalla normalità. diagnosi diagnosi diagnosi
Chiunque sia appassionato di koi e del loro allevamento non può non avere sperimentato la malattia su uno o più dei propri pesci anche se l’aneddotica-proverbiale ci riporta che nulla è “sano come un pesce”. Questa frase si riferisce effettivamente ad un aspetto della vita del pesce dato dal fatto che è difficile osservarne di gravemente malati, in quanto la selezione naturale fa sì che questi spesso vengano eliminati rapidamente dai predatori.
Tuttavia rispetto ad un laghetto ornamentale, questo modo di dire non corrisponde. La malattia dei pesci ornamentali come koi o pesci rossi è provocata principalmente da inesperienza riguardo le cure e le attenzioni che è necessario dare alla qualità dell’acqua. Infatti i pesci mangiando producono scarti che vengono poi eliminati come feci ed urina, ed essi sono tossici per loro, ed oltre una certa concentrazione nell’acqua del laghetto provocano la morte.
FATTORI LIMITANTI LA SALUTE DI UNA KOI
Qualsiasi nostro laghetto ornamentale presenta tre aspetti che limitano fortemente la salute del pesce:
Acqua per lo più riciclata, attraverso sistemi di filtrazione che prevedono la depurazione dalle sostanze inquinanti prodotte dai pesci con le loro deiscenze; L’acqua corrente contiene una varietà di minerali disciolti e questi presentano concentrazioni stabili nel tempo. Il riciclo dell’acqua opportunamente detossificata dagli inquinanti tossici tuttavia non permette il normale reintegro dei minerali consumati dalle koi e dalla vegetazione acquatica, da cui risulta nel tempo una carenza che può influire sula salute della koi.
Affollamento della vasca, con rapporto acqua/pesce molto basso, non riscontrabile in natura. Infatti i pesci allo stato selvatico nuotano in bacini idrici a concentrazione che, per quanto rarefatta, non potrà mai essere paragonabile a quella che hanno in natura. diagnosi diagnosi diagnosi
Limitati spazi natatori. Spesso le koi sono animali che finiscono per insediare un preciso punto di un fiume e a rimanerci anche per anni. I nostri laghetti sono molto spesso piccoli e comunque costringono il pesce ad adattarsi allo spazio che trova piuttosto che deciderlo per proprio conto. Rapportato all’essere umano è come se noi vivessimo confinati in una piccola stanza, a contatto serrato con altre decine di persone. È naturale che lo stress generato da una tale condizione finisca per indebolire il nostro sistema immunitario esponendoci ad un maggior rischio di malattie. Tale sorte spetta alle nostre koi.
Esistono inoltre delle condizioni naturali che sono facilitanti la contrazione di una malattia da parte di un pesce:
1) La deposizione delle uova. La “frega” è un momento particolarmente concitato e brutale della vita della koi. Esso infatti consiste nell’inseguimento della femmina matura da parte di uno o più maschi, i quali cercano di confinarla in un angolo del laghetto dove, attraverso ripetuti colpi, dati con la loro testa, sulla pancia della femmina, le inducono la contrazione per l’espulsione delle uova, che successivamente essi fecondano;
2) L’uscita dalle rigide temperature invernali. Le koi sono organismi ectotermi, non sono, cioè, in grado di regolare la propria temperatura corporea, che quindi è simile a quella dell’ambiente che li circonda. Il sistema immunitario dei pesci si abbassa molto durante i periodi freddi ed è lento a ristabilirsi con l’aumento della temperatura dell’acqua con l’arrivo della primavera. Durante il periodo freddo anche il loro metabolismo si riduce e con le temperature più basse la koi smette di alimentarsi, rimanendo in uno stato letargico-vigile nella zona più fonda del laghetto. Questo stato letargico le porta ad essere un facile bersaglio di parassiti e larve di insetti. La maggior parte degli insetti e degli agenti patogeni hanno sviluppato un miglior adattamento alle basse temperature rispetto ai pesci, pertanto hanno un vantaggio in termini di crescita ed attività durante l’inizio dell’aumento delle temperature. E’ in primavera, appunto, il momento critico per la salute di una koi, in quanto esce da un periodo di prolungato digiuno in una condizione di deficit immunitario.
3) Oscillazioni giornaliere della temperatura dell’acqua, dovuti al rapido adattamento alla temperatura esterna in bacini di limitato volume. L’acqua dei fiumi, e dei laghi delle zone temperate come la nostra, subiscono delle oscillazioni di temperatura stagionali ma dati i grandi volumi di acqua, di cui sono costituiti questi sistemi acquatici, l’oscillazione circadiana della temperatura è pressoché assente. Diversa è la situazione dei nostri laghetti dove le limitate volumetrie di acqua la rendono maggiormente suscettibile all’adattamento alla temperatura esterna. Il pesce è quindi sottoposto ad una variazione della temperatura del suo ambiente, dovuta all’alternanza giorno-notte, e anche se la koi è un pesce molto resistente, questa condizione costituisce un motivo di stress capace di modulare negativamente la risposta ad una malattia.
4) Stress da predazione. Nei nostri laghetti spesso, oltre alle koi, amiamo inserire altri tipi di animali acquatici, tra cui le tartarughe. Questi sono animali predatori e carnivori che si cibano di pesce. In un laghetto difficilmente una koi sana, per quanto piccola, diventerà il pasto di una affamata tartaruga, tuttavia alcuni studi condotti sui pesci hanno evidenziato che lo stress da predazione (determinato dai molteplici inseguimenti), può aumentare il tasso di mortalità anche quando non è direttamente letale, ad esempio a causa di infezioni che normalmente non avrebbero ucciso. Il pericolo della predazione può arrivare in natura anche dalla presenza di uccelli predatori, quali gli aironi, molto diffusi nella nostra penisola. Infaticabili e pazienti predatori, sono capaci di attendere per ore il momento giusto per sferrare il colpo. Questo evento ripetuto può determinare, nei pesci, impossibilitati alla fuga, per limitate dimensioni e profondità del laghetto ornamentale, sospettosità e loro auto-confinamento nelle parti più sicure e profonde del laghetto. diagnosi diagnosi
5) Presenza di sostanze chimiche. L’acqua di un laghetto ornamentale può essere inquinata da sostanze tossiche, prodotto, diretto o indiretto, degli escrementi dei pesci: ammoniaca, nitriti e nitrati. L’inquinamento può inoltre provenire da reazioni biochimiche originate dal suo interno (ad esempio la produzione di acido solfidrico, come conseguenza della elaborazione di sostanze solforate da parte di alcuni ceppi di batteri del laghetto, presenti nelle zone prive di ossigeno), oppure possono venire apportate dall’esterno (ad esempio nei casi in cui si effettuino dei rabbocchi di acqua tramite pozzo che fornisca acqua dalla falda sottostante). Queste sostanze, quando non immediatamente mortali, per i pesci che ne vengono in contatto, può determinare un indebolimento delle funzioni protettive sia immunitarie che di barriera (la pelle).
Riuscire a fare una diagnosi corretta di una malattia in una koi, dipende anche dalla capacità di saperne individuare le eventuali cause che possono determinarla.
ORGAMISMI CHE DETERMINANO MALATTIE INFETTIVE IN UNA KOI
I pesci possono ammalarsi per azione diretta o indiretta di vari microrganismi:
– BATTERI
– VIRUS
– MICETI (funghi)
– PROTOZOI
– CROSTACEI
COMPORTAMENTI NORMALI IN UN PESCE SANO E SEMEIOTICA DEL PESCE
In ambito medico, la semeiotica (dal greco σημεῖον, semèion, che significa “segno”, e da τέχνη, “arte”) è la disciplina che studia i sintomi e i segni clinici di una malattia. È corretto definirla “l’arte dei segni” in quanto una attenta osservazione delle nostre koi ci insegnerà quali siano i caratteri comportamentali comuni ed un corretto aspetto delle varie parti del corpo, per una più facile individuazione dei parametri che deviano dalla normalità, evitando così di arrivare troppo tardi ad una diagnosi che, presa in tempo, è quasi sempre possibile rimediare con una adeguata terapia.
– La forma del corpo deve apparire equilibrata. La presenza di rigonfiamenti del corpo generalizzati o localizzati possono essere dovuti a problemi di salute (fa eccezione la forma rigonfia dovuta alla presenza di uova nella femmina nel periodo della deposizione delle uova).
– Il nuoto deve essere senza sforzo e con le pinne erette. Se non particolarmente domestico, il pesce mostra una reazione di fuga naturale in presenza di movimenti rumori o vibrazioni improvvise. L’atteggiamento è sociale e reattivo, devono mancare isolamento, apatia e assenza di riflesso di fuga. La presenza di eccessiva timidezza generalmente è collettiva e può essere determinata dalla presenza pochi esemplari diffidenti che determinano così il comportamento generale del gruppo.
– La koi deve mostrare un perfetto equilibrio nell’acqua (senza inclinazioni anteriori, posteriori e laterali, o dondolamenti) e deve riuscire a rimanere anche perfettamente immobile.
– La posizione del pesce nel laghetto deve essere indifferente: isolamento, galleggiamento a pelo d’acqua (con eventuale boccheggiamento), immobilità sul fondo (escluso il periodo più freddo della stagione invernale) sono espressione di un problema che necessita una rapida valutazione.
– Il comportamento deve essere naturale e non presentare scatti improvvisi, scrollamento delle pinne pettorali, frequenti sbadigli, sfregamento del corpo su arredi del laghetto o salti fuori dall’acqua.
– La livrea deve apparire luminosa, integra, con adeguata produzione di muco, con scaglie ben aderenti al corpo e non mancanti. Devono mancare arrossamenti, ferite o ulcere, presenza di capillari dilatati.
– Le pinne devono mostrarsi simmetriche (quelle doppie come le pettorali e le ventrali), integre e ben distese, con i raggi duri coperti da tessuto che ne determina la continuità del perimetro esterno.
– Gli occhi devono essere simmetrici, non sporgenti, trasparenti e presentare il riflesso di raddrizzamento (rivoltando la koi gli occhi si muovono consensualmente come a volere ripristinare il corretto assetto del corpo). Occhi apatici, spenti, velati o addirittura scuri, possono significare ad esempio una infestazione da vermi o abrasioni da sfregamenti oppure da sbalzi di pH.
– La respirazione. Una respirazione accelerata può essere dovuta a diversi fattori, i più importanti sono tre: valore del pH, temperatura ed inquinamento organico. Normalmente una regolare respirazione è intorno ai 30 atti respiratori al minuto.
– Le branchie devono avere un colore rosso scuro, uniforme, gli opercoli branchiali devono essere simmetrici, seguendo movimenti pari, non si devono presentare sollevati o corti. diagnosi
– L’appetito deve essere equilibrato per il periodo stagionale (diminuito nei mesi freddi, ma molto aumentato nella stagione estiva).
DINAMICA DELLA MALATTIA IN UNA KOI
Qualsiasi sia l’organismo scatenante la malattia è importante dire che nessun pesce muore improvvisamente per causa sua.
La condizione che lo vede passare da “sano” a “morto” è definita come malattia, ed essa è molto variabile in durata, sia per tipo di malattia, che per reattività del singolo pesce. Anche i sintomi sono variabili ed una malattia che annoveri ad esempio un totale di 10 sintomi potrebbe, in un certo pesce mostrarne solo alcuni di questi. L’infezione nasce in un pesce apparentemente integro e si fa strada attraverso il procedimento di riproduzione del patogeno all’interno del pesce. Nel caso dei protozoi inoltre, il pesce può presentare sulla pelle le varie forme di stadiazione del suo sviluppo (Trofonte, Tomonte, Spora).
Diverse sono le tipologie di laghetto e differente sarà la valutazione da fare sulla presenza di patogeni nel laghetto. Si distinguono pertanto varie tipologie di laghetto:
– Laghetti rialzati da terra rispetto a quelli posti a livello del terreno. Infatti questi ultimi possono essere visitati da innumerevoli specie animali (rane, tritoni, serpenti d’acqua, lepri, volpi, daini, colombe, corvi, cani, gatti, anatre, ecc. ecc.). Questi animali possono abbeverarsi o eliminare le proprie deiscenze nei pressi della superficie dell’acqua (ad esempio gli uccelli durante il volo). La presenza di parassiti è quindi, in laghetti di questo genere, piuttosto normale. Fa eccezione una vasca rialzata che preveda una copertura o tettoia, la quale comunque non esime gli uccelli dall’abbeverarsi.
– Un’altra distinzione va fatta per laghetti con piante o senza. La presenza di piante è un richiamo per molte specie di insetti (zanzare, mosche, libellule, afidi) che possono trovare nell’acqua indispensabile luogo di deposizione di larve o uova.
Tutti questi organismi possono essere, a vario titolo, portatori di infezioni, o malati a loro volta, risultando essere inevitabile mezzo della presenza nel laghetto di vari parassiti. Nessuna koi risulta malata per la presenza di un singolo agente infettivo che si trovi sulla sua pelle o all’interno del suo corpo. Tutti gli organismi viventi possiedono una estrema versatilità all’adattamento delle varie condizioni che la natura impone loro. La modifica improvvisa (e quindi innaturale) di questo meccanismo di equilibrio rischia di fare crollare sistemi biologici che fino al momento prima erano perfettamente efficienti. diagnosi
Una persona europea che decida di portarsi in regioni endemiche nei confronti di varie malattie deve necessariamente farsi vaccinare, in quanto il rapido cambiamento di ambiente lo sottopone ad un rischio infettivo maggiore di quello dei residenti in quella zona. Infatti il nostro organismo in ogni momento attua una risposta immunitaria nei confronti di un determinato insulto antigenico, producendo una sorta di immunità verso gli insulti infettivi più comuni. È noto infatti che i primi esploratori in Africa abbiano introdotto malattie ad esito mortale nei confronti delle quali noi europei eravamo solo minimamente interessati (rinite virale o raffreddore). Questo perchè i continui insulti infettivi in Europa si erano controbilanciati con una immunità parziale della popolazione a questa malattia risultando per noi poco più di un disturbo stagionale.
Allo stesso modo un laghetto con le koi deve essere considerato come un sistema parzialmente chiuso, nel quale la popolazione ittica, ma anche gli organismi selvatici che lo frequentano, creano col tempo un equilibrio tra insulto infettivo e malattia, a vantaggio di una maggior difesa da parte delle koi nei confronti di quest’ultima, operata da un sistema immunitario continuamente stimolato verso quegli specifici antigeni (Wikipedia: un antigene è una sostanza che induce il sistema immunitario a produrre anticorpi contro di essa).
L’introduzione di un cambiamento (aggiunta di nuove piante, introduzione di nuove koi, uso improprio di retini di cattura provenienti da un altro laghetto) determina lo spostamento di questo equilibrio a favore di uno nuovo. Tuttavia la natura è lenta nelle sue modifiche e quindi i pesci rimangono esposti per un certo periodo a rischi infettivi verso quel nuovo organismo patogeno. Se poi, come spesso succede, il nostro laghetto è continuamente disturbato da frequenti manipolazioni dei pesci, che per questo ne risultano impauriti e stressati, allora si capisce come sia facile creare le condizioni ottimali all’esplosione di una malattia che coinvolga in modo generalizzato diversi ospiti del laghetto. diagnosi
È quindi un errore definire lo stato di salute di una koi disancorandola dal proprio ambiente in cui questo equilibrio è stato ottenuto. Spesso infatti si assiste sul web ad aspre critiche rivolte verso questo o quel venditore professionale, accusato di avere venduto koi malate in quanto dopo pochi giorni dall’introduzione nel nuovo laghetto, non solo quest’ultima si è ammalata, ma ha finito con l’ammalare anche altri ospiti, che fino a quel momento non avevano mostrato alcun segno di sofferenza.
A poco serve anche la quarantena in questa circostanza, o meglio, essa è uno strumento indispensabile quando non si è sicuri della provenienza di un pesce e comunque aiuta a capire quanto una koi appena trasportata possa avere risentito del cambiamento di ambiente, ma questa quarantena risulterà efficace solo se l’acqua nella quale viene posta è prelevata dal laghetto di futura destinazione, in modo che la koi possa cominciare a subire quella stimolazione immunitaria che la renderà insensibile alla carica microbica o parassitaria del laghetto definitivo, mentre se deve sviluppare la malattia, lo farà in un luogo separato dal laghetto già popolato.
APPROCCIO METODOLOGICO ALLA DIAGNOSI DI UNA MALATTIA
Da quanto detto sopra risulta evidente che il problema malattia è scatenato principalmente da errata gestione dell’acqua del laghetto. Cattive condizioni dell’acqua daranno, con ogni probabilità, un aumento della malattia in una o più koi del laghetto.
MALATTIA DI UNA SINGOLA KOI
L’interessamento di una singola koi ad un processo infettivo necessita del suo isolamento e successivo trattamento specifico dopo una attenta valutazione delle cause predisponenti o scatenanti la malattia. diagnosi
La koi trattata, prima di essere riposta nel laghetto di comunità, deve necessariamente passare un periodo di osservazione durante il quale l’hobbista attuerà tutte le sue strategie per aumentare le difese immunitarie del pesce, pena il riporre la koi nel laghetto per vederla dopo poco nuovamente malata.
MALATTIA DI TUTTO IL LAGHETTO
La malattia che colpisca un gran numero di ospiti del laghetto mette subito l’hobbista nella condizione di eseguire un trattamento generalizzato al laghetto. Questo anche per un motivo di praticità: pochi hanno l’adeguata disponibilità di spazio da dedicare ad una batteria di mini-contenitori di quarantena dove ospitare le singole koi malate. Inoltre questo procedimento mette in enorme difficoltà pratica l’hobbista che vede trasformato il proprio laghetto in un ospedale da campo.
Prima del trattamento generalizzato è necessario fare una riflessione. I medicinali efficaci nella cura delle malattie più comuni spesso sono sostanze che possiedono un intervallo terapeutico molto prossimo al limite tossico del farmaco. E’ quindi assolutamente necessario conoscere perfettamente il litraggio del proprio bacino acquatico in modo da dosare precisamente il medicinale senza incorrere in sovra- o sotto-dosaggi con rispettiva inefficacia o tossicità di quest’ultimo. Il farmaco va dosato tenendo conto della tipologia di laghetto in cui si applica il trattamento: laghetti realizzati con telo in PVC e privi di arredi, lasceranno l’intera dose disponibile in soluzione, mentre laghetti in cemento o con arredi in pietra e presenza di piante arriveranno a sottrarre alla soluzione parte del farmaco, riducendo l’efficacia dello stesso. diagnosi
Inoltre, in un laghetto, soprattutto se piantumato, è improbabile arrivare ad eradicare completamente un agente patogeno dall’acqua. Esso in parte rimarrà confinato all’interno di masse radicali, piuttosto che all’interno di uno spesso fondale sassoso, oppure nel fango di deposito del filtro. Alla fine del trattamento il parassita avrà comunque modo di riprodursi ammalando nuovamente le koi. Senza contare che una volta terminato il trattamento altri animali possono farsi vettori di nuovi parassiti.
L’uso di alcuni farmaci mette in difficoltà la parte biologica del filtro (costituita da batteri nitrificanti e denitrificanti) in quanto tossici verso i batteri che insediano i media di supporto. Alla fine della cura quindi potrebbero verificarsi pericolosi picchi di ammoniaca o nitriti causati dalla riduzione delle colonie batteriche per diretta tossicità del farmaco usato nel trattamento.
Quello che conta quindi non è unicamente il procedimento terapeutico farmacologico, ma soprattutto il successivo periodo di rafforzamento delle difese immunitarie del pesce ed eventualmente il rapido ripristino della danneggiata funzione filtrante biologica.
Possa servire questo mio aneddoto a chiarire il precedente concetto: due primavere scorse, uscendo da un rigido inverno, ho notato un paio di koi isolate nel laghetto, di cui una, pochi giorni dopo, era distesa sul fondale. Allorché l’ho raccolta con il retino credendola già morta. Il suo respiro era debole, ma era ancora viva. L’ho sottoposta ad un vetrino microscopico dove già a minimo ingrandimento era possibile osservare un nugulo di Chilodonelle, varie Trichodine e, ad ingrandimento più grande, un mare di Costia. L’ho subito isolata in una vasca idonea ad un trattamento col sale ad alto dosaggio e, dopo soli 3 giorni, stava nuovamente in equilibrio da sola, 20 giorni dopo era perfettamente guarita, ma è rimasta in osservazione per altrettanti giorni prima di essere liberata nuovamente nel laghetto, dove nel momento in cui scrivo è ancora libera di nuotare e sana.
Ho osservato anche dei campioni di muco della seconda koi e poi ho esteso il controllo ad altri esemplari di koi apparentemente integri. Ognuno mostrava, a vario titolo, 3-4 specie parassitarie ben rappresentate numericamente in ogni campo di osservazione del vetrino. Non avendo spazio per trattare singolarmente le koi parassitate, ho deciso di concentrarmi su quella più malata al momento e ad ordinare un medicamento antiparassitario dall’Inghilterra per trattare l’intero laghetto. Dall’ordine alla consegna sono passati, per una serie di contrattempi, più di 20 giorni, durante i quali mi sono limitato ad alimentare con cibo altamente nutritivo le koi e ad integrarle con supplementi vitaminici ed immunostimolanti. Arrivato il farmaco (Eradick) ho eseguito nuovamente il controllo su vetrino di 3-4 koi in precedenza importantemente parassitate.
Con mia grande sorpresa mi accorsi che la Costia e la Chilidonella non erano più osservabili in alcun vetrino, mentre la Trichodina era presente ad una concentrazione di un esemplare ogni intero vetrino (in media). Ho desistito quindi dal trattare il laghetto col medicinale e ho tenuto semplicemente controllati i vetrini durante la stagione calda. Non ho più avuto nessun caso di parassitosi importante, nè comportamenti anomali o sintomi specifici dovuti a malattia.
Naturalmente questo caso non fa necessariamente letteratura, ma è significativo il meccanismo di guarigione indotto semplicemente da un miglioramento delle difese immunitarie della koi che hanno contribuito in maniera determinante alla eradicazione della malattia. diagnosi
Nel laghetto possono presentarsi quadri anche maggiormente compromessi pertanto una terapia generalizzata del laghetto è possibile e doverosa per mettere le koi al sicuro da una concentrazione parassitaria per loro sicuramente letale, ma è imprescindibile il passo successivo volto a rinforzare la koi nella sua capacità di difesa, ma soprattutto a rimuovere quei fattori scatenanti della malattia collettiva, che con ogni probabilità possono farsi risalire ad uno stress indotto nelle koi da valori dell’acqua non idonei alla loro, seppur forte, costituzione fisica. diagnosi
SEMEIOTICA FUNZIONALE DI UNA MALATTIA
Per semeiotica funzionale si intende lo studio della funzione degli organi e degli apparati, per mezzo di un gruppo di indagini molto eterogeneo, volto alla individuazione della causa di una malattia.
Vari sono i presidi strumentali applicabili ai pesci:
– Analisi del muco prodotto dalla pelle del pesce e successiva osservazione al microscopio ottico, dalla quale può emergere il riscontro visivo del parassita responsabile della malattia. Con microscopi ottici non professionali il grado di risoluzione esclude automaticamente quegli organismi dotati di dimensioni particolarmente piccole, come i virus e molti batteri, ma fornisce con sufficiente grado di probabilità la causa eziologica della malattia data dall’osservazione diretta di molteplici esemplari di uno specifico agente infettante. Al microscopio ottico possono essere osservati anche campioni di tessuto prelevato dal pesce ed opportunamente trattati per poterne apprezzare le varie componenti.
– La radiografia di una koi può fornire utili informazioni per arrivare ad una diagnosi di malattia. Tale tecnica si basa sull’interazione tra un fascio di fotoni (raggi X) diretti da una sorgente (strumento radiografico) a un recettore (lastra fotografica), e la materia interposta, solitamente un corpo biologico (la nostra koi). Gli atomi di tale corpo interferente impediscono al fotone di raggiungere la lastra fotografica, che quindi riprodurrà un’immagine fedele del corpo “in negativo”, essendo impressi sulla pellicola i fotoni che invece non vengono assorbiti dalla koi. La capacità di risoluzione di questa tecnica è comunque abbastanza limitata e consiste nella diversa capacità di assorbimento dei raggi X che è crescente secondo questa progressione: fasi aeree (come ad esempio la vescica natatoria), i tessuti (più densi sono e più risultano assorbire i raggi X) e le strutture ossee (lische e ossa del cranio). diagnosi
– La tomografia (TAC) e la risonanza magnetica (RMN) sono metodiche piuttosto costose e difficilmente normali studi veterinari ne sono attrezzati, e spesso risultano difficile da eseguire per la necessità di avere il pesce completamente immobile per tutto il tempo dell’esecuzione dell’esame. Questi esami sono capaci di evidenziare, in modo particolarmente definito, i vari tessuti del pesce anche quando molto similari per tipologia e densità. L’esame mostra delle “fette” fotografiche del corpo del pesce e più sono le immagini all’interno di un dato spessore analizzato e maggiore sarà la possibilità di individuare l’alterazione che stiamo cercando.
– Ecografia. Questo strumento, che utilizza gli ultrasuoni, si basa sul principio dell’emissione di eco e della trasmissione delle onde ultrasonore attraverso i tessuti. Ormai è facilmente eseguibile in molti studi veterinari e versioni portatili dello strumento hanno reso possibile effettuare questo esame direttamente al domicilio del pesce, con minimizzazione dello stress che esso deve subire. Questo esame non possiede la risoluzione grafica di una RMN ma ha il vantaggio di essere poco invasivo e rapido nella sua esecuzione.
– Analisi istologica di una biopsia tratta dalla porzione del pesce che vogliamo analizzare. È una tecnica diagnostica che consiste nell’osservazione al microscopio di un campione di tessuto, detto biopsia, prelevato direttamente dal pesce nel sito in cui si sospetta si stia sviluppando un tumore.
– Analisi ematochimiche. La presenza nel sangue di alcuni parametri alterati può evidenziare l’azione diretta o indiretta di alcuni agenti patologici sul pesce. diagnosi
– Da una ferita si può prelevare un tampone per eseguire una coltura batterica al fine di evidenziare, tramite un antibiogramma, l’antibiotico capace di guarire il pesce dalla infezione che l’ha provocata.
– Esame immunologico per la ricerca di infezioni da Herpes Virus delle Carpe (KHV). Questo esame è denominato ELISA acronimo che sta per “Enzyme Linked Immunosorbent Assay”. Questo esame ricerca gli anticorpi prodotti dal pesce verso gli antigeni del virus erpetico. Si tratta di un esame rapido che richiede un semplice campione di sangue e può essere quindi eseguito a pesce vivo. I costi elevati di questo test non lo rendono versatile per un uso domestico, ma può essere richiesto a studi specializzati qualora vi fosse un forte sospetto di una tale infezione nei propri pesci.
CONCLUSIONI
La malattia nei pesci è un meccanismo per lo più prodotto dalle errate condizioni di vita alle quali viene sottoposto il pesce, ma è anche il prodotto di un confinamento forzato, dei pesci di grossa taglia, come le koi, in volumi di acqua spesso troppo limitati per potere imitare efficacemente le condizioni naturali. È quindi necessario imparare da subito a capire gli innumerevoli segni di disagio che esse manifestano in un ambiente inadeguato, e a cogliere per tempo le alterazioni organiche che queste malattie comportano (ulcere, rigonfiamenti, ecc.), tenendo in conto che non esiste ancora il farmaco capace di risolvere sempre i nostri errori e le nostre negligenze.
E se non è vero comunque il detto “sano come un pesce ” lo è invece quest’altro … meglio prevenire che curare
Leggi che questi articoli: