In quest’articolo viene mostrata, con sequenza fotografica, la medicazione di una Kohaku di un anno e di circa 25cm che manifestava una ulcera bocca.
Questo tipo di patologia è spesso difficile da approcciare a causa della posizione sempre sollecitata dai movimenti naturali del pesce ed è spesso, se non presa in tempo, molto invalidante in quanto porta il pesce a non alimentarsi per il dolore. Ciò causa deperimento e può condurre a malformazioni del cavo orale stesso con difficoltà cronica del pesce ad alimentarsi in maniera corretta.
Normalmente questo tipo di lesione è da attribuirsi alla presenza di Pseudomonas e/o Aeromonas nell’ambiente ma questi microrganismi, per quanto causa eziologica della patologia, rappresentano la causa secondaria. Quella primaria è sicuramente da ricercarsi nella degenerazione complessiva dello stato di salute del pesce che si verifica a causa di acqua di mediocre qualità, infestazioni da ectoparassiti, ferite da sfregamento, alimentazione eccessiva, carenze vitaminiche, sistema immunitario indebolito da stress in genere (ad esempio spostamenti o repentine variazioni climatiche o cattivi ambientamenti di pesci acquistati).
I pesci affetti da ulcere possono essere curati con iniezioni di antibiotici e soluzioni o polveri ad uso topico mediante medicazioni quotidiane o a giorni alterni in funzione della gravità e del trattamento, antibiotico o meno, scelto.
Occorre ricordare che il percorso di trattamento a mezzo di antibiotico è comunque da applicare previo consultazione di un veterinario e supportato dall’impiego di un antibiogramma.
L’antibiogramma viene eseguito in strutture specializzate a seguito del ricevimento di un tampone (una specie di cotton-fiocc contenuto in contenitore sterile da passare sulla parte lesa) che viene poi processato, con un analisi qualitativa, al fine di individuare il ceppo o i ceppi batterici responsabili della patologia.
Lo scopo dell’antibiogramma è fornire il profilo di risposta dei patogeni individuati con il tampone, ad una serie di antibiotici utilizzabili nelle terapie. La sensibilità o meno del ceppo batterico a uno o più antibiotici ci fornisce la cura da applicare a mezzo iniezione.
Questa è la situazione riscontrata sulla koi:
Il soggetto viene quindi posto in vasca graduata con volume noto di acqua, avendo cura di allestire un telo per adagiamento e delle porose per favorire l’ossigenazione dell’acqua e, in fasi successive, viene aggiunto l’anestetico.
Una volta che il pesce è stato sedato si passa ad una prima disinfezione della ferita con un cotton fiocc imbevuto di disinfettante Betadine®. Se vi ritrovaste di fronte a ferite “sporche” è consigliabile una iniziale pulizia con acqua ossigenata tre volumi per la prima medicazione, da non usare poi nel proseguo della cura poichè potrebbe risultare dannosa per i delicati tessuti cicatriziali in formazione.
Una volta effettuata la disinfezione della lesione si continua, nella successiva fase, con l’applicazione topica di uno spray disinfettante che, in questo caso risulta addizionato con un antimicotico (KoiMed Anti Pilz®).
Importante è non far arrivare il liquido sugli occhi o branchie; per evitare ciò vi potete avvalere sia dell’inclinazione del telo su cui poggia il pesce sia di un ulteriore telo che potete impiegare come protezione.
Si procede poi con la copertura della ferita con polvere cicatrizzante (Koi Med Wound Snow®), rendendo la medicazione stabile rispruzzando sulla polvere il disinfettante.
Nel caso di specie si è inoltre deciso, in supporto alle medicazioni topiche, di effettuare una copertura iniettiva di antibiotico al pesce, a distanza di 4 giorni una dall’altra, perché la koi aveva manifestato già in passato la presenza di un’ulcerazione della bocca, guarita in un primo momento con il trattamento con probiotici, e quindi si era in presenza di una recidiva.
L’iniezione intramuscolare nel pesce può essere effettuata in differenti posizioni da valutare di caso in caso ed in funzione della posizione delle ferite. In linea generale possiamo affermare che se sono da preferire le iniezioni sul dorso del pesce in quanto vi è presenza di maggior tessuto muscolare, per contro in caso di ristagno del liquido iniettato o infezione secondaria l’insorgenza di un ulcera secondaria in questo caso comprometterebbe dal punto di vista estetico il pesce. Iniezioni effettuate sotto la pancia del pesce (in prossimità della pinna anale o delle pinne pettorali) richiedono una maggiore abilità esecutiva ma minor rischio nel rovinare la livrea del pesce.
In questo tipo di iniezione l’ago và quasi sempre a forare una o più scaglie ed è per questo motivo che bisogna, durante l’estrazione, posizionare un dito in prossimità dell’ago per non rimuovere delle scaglie. Una volta estratto l’ago è consigliabile applicare un leggero massaggio.
Una volta terminate le procedure di medicazione l’animale và quindi riposizionato in un altro contenitore ove è stata messa nuova acqua priva di anestetico e con l’ossigenatore in funzione. Si può velocizzare il risveglio o posizionando il pesce in prossimità della porosa o afferrandolo per la coda e tenendolo in galleggiamento e, con movimenti in avanti e indietro, far sì che una quantità maggiore di acqua arrivi alle branchie.
In questa fase è importante osservarlo per vedere la reazione all’iniezione e procedere al re-inserimento in vasca solo dopo aver verificato il pieno risveglio.
Mediante l’approccio terapeutico così individuato il decorso è stato di un continu remissione della lesione ed un miglioramento del cavo orale fino a completa guarigione.